giovedì 27 settembre 2007

Il pensionato che rubò per fame"Storia verosimile,
ma è inventata"

CAGLIARI - Alla ricerca del pensionato affamato e perduto, del commerciante generoso, del pacco di pasta rubato dal vecchio diventato ladro per disperazione. Una caccia all'uomo che ha mobilitato per ventiquattr'ore quotidiani, trasmissioni tivù del pomeriggio che mischiano dramma e varietà spingendo il pedale della commozione, e persino provocato la reazione di ministri scandalizzati per i troppi nuovi poveri. Una caccia finita nel nulla. La preda non esisteva. Tutti scomparsi, mai esistiti con quei nomi i protagonisti della vicenda degna del libro Cuore che, pubblicata per prima dall'"Unione Sarda", quotidiano locale di Cagliari, raccontava di Nicolò, pensionato divenuto ladro per fame e del commerciante che non lo aveva denunciato "perché tanti non riescono ad arrivare a fine mese". Tutti dileguati, inesistenti all'anagrafe, spariti come fantasmi, negozio e luogo del furto compreso, dalle strade del popolare quartiere di Cagliari Is Mirrionis dove avrebbero dovuto essere. Mai iscritti all'anagrafe i presunti commercianti Fenudo che avevano telefonato al giornale segnalando la storia, latitante anche il loro presunto negozio. Anche perché la foto apparsa sul quotidiano che doveva raffigurarlo era di un paese a centinaia di chilometri più in là: a Degioz in Val d'Aosta. Al giornalista che aveva ricevuto la chiamata che segnalava la triste storia del pensionato, l'avevano mandata i commercianti, dice il cronista dell'Unione, perché il locale era chiuso per ferie e la notizia non poteva aspettare. Dal titolo in prima pagina scatta il meccanismo mediatico: partono i lanci d'agenzia che riprendono la storia e arrivano in tutti i giornali della penisola, le televisioni si gettano sul dramma. Anche perché è una storia verosimile e di attualità nell'Italia delle pensioni minime, nei giorni del contestato aumento del pane.
Storia ancor più concreta e possibile nel quartiere cagliaritano, dove vivono trentamila persone tra caseggiati popolari cresciuti negli anni Cinquanta e decine di appartamenti occupati abusivamente. Tra microcriminalità e voglia di riscatto, tra pudore e dignità nonostante il lavoro che manca, e con il Comune che distribuisce aiuti e sussidi. Proprio qualche mese fa tre agenti sono rimasti feriti: erano andati per arrestare un pregiudicato, sono stati colpiti da una sassaiola partita dalle finestre dei palazzi dove incensurati vivono accanto a chi ha più di un guaio con la giustizia, piccoli furti e spacci alle spalle. Letta la notizia si muove anche il Comune, per trovare l'anziano e aiutarlo. L'assessorato ai Servizi sociali si trasforma in una sorta di agenzia investigativa. "Abbiamo scatenato gli assistenti sociali battendo a tappeto le varie circoscrizioni, nulla. Abbiamo controllato sugli elenchi telefonici e perfino all'anagrafe. Zero assoluto, mai esistiti i signori Fenudo", dice l'assessore Anselmo Piras. Dei due commercianti, del loro negozio e del cliente affamato nessuna traccia. Insiste ugualmente l'assessore alla caccia, anche se non trova riscontri, perché è una storia possibile in una città dove ogni anno si spendono 25 milioni di euro per le attività sociali. Perché a Cagliari come nel resto del paese la crisi si sente, i soldi non bastano mai e il pudore spesso rende difficile chiedere aiuto. Lo conferma la cassiera del supermercato Conad di via Is Mirrionis: "Arrivano gli anziani e all'ultimo momento rinunciano a qualcosa che hanno comprato perché non hanno soldi abbastanza, altri li abbiamo sorpresi a rubare: un pezzo di cioccolata, un lusso che non si possono permettere". Conferma Piras: "Abbiamo due mense comunali che fanno 150 pasti tre volte al giorno e in fila non ci sono solo barboni ma gente comune, dignitosa. Molti però si vergognano a mettersi in coda davanti a tutti, non sopportano l'idea che il mondo sappia che sono in difficoltà e così magari si rivolgono ai banchi alimentari e di abbigliamento della Caritas".

(www.repubblica.it - 27 settembre 2007)

martedì 25 settembre 2007

Cagliari, pensionato ruba per fame
"Non ce la faccio ad arrivare a fine mese"

CAGLIARI - Vedovo, 75 anni, una magra pensione da ex artigiano come unico reddito, al 25 del mese ha sempre avuto difficoltà ad arrivarci. Alfredo appartiene a quella schiera sempre più grande di anziani che non riescono più a sbarcare il lunario. La fame ieri l'ha spinto a rubare un pacco di pasta e un pezzo di formaggio dagli scaffali del piccolo negozio di generi alimentari sottocasa, a Cagliari. Ma alla cassa la refurtiva gli è scivolata a terra. "L'ho visto così triste", ricorda la proprietaria del minimarket. "Aveva le lacrime agli occhi. Prima era sempre stato puntuale nei pagamenti. Forse è colpa di questa crisi..." L'uomo temeva di essere denunciato, invece la proprietaria lo ha perdonato anzi ha dato vita ad una colletta fra gli abitanti del quartiere per assicurargli provviste sufficienti per le prossime settimana. Is Mirrionis è un quartiere popolare nella periferia degradata del capoluogo. "Nelle nostre strade - confida Valentina Camba, la titolare del negozio dove ha rubato il pensionato - sono tante le famiglie, e non solo di pensionati, che non riescono ad arrivare a fine mese e molto spesso non hanno neppure il denaro per poter comprare qualcosa da mangiare". Come ripetono da tempo le associazione dei consumatori, "un disagio profondo affligge larga parte di cittadini italiani. E' colpa dei recenti aumenti", denunciano Federconsumatori e Adusbef. La negoziante di Is Mirrionis queste cose le sa bene: "Da anni, generazioni di famiglie di tutto il quartiere vengono a fare la spesa da noi. E capita spesso che ci chiedano di trascrivere il debito su un quaderno: pagheranno a fine mese, quando ne avranno la possibilità. Non abbiamo mai negato niente a nessuno e mai nella nostra vita lo faremo".
Non l'hanno fatto neppure ieri quando hanno scoperto che il signor Alfredo aveva rubato un pacco di pasta e un pezzo di formaggio. Anzi: hanno pensato che fosse necessaria una colletta per aiutarlo. "La solidarietà è importante", spiega la titolare del piccolo negozio di alimentari. "Capita spesso, soprattutto quando si consegna la spesa a domicilio, d'incappare in realtà che ti fanno accapponare la pelle. A pochi isolati dal nostro - racconta la commerciante - abita un'anziana che puntualmente scoppia in lacrime perché non ha il coraggio di dire che non ha i soldi per pagare. E noi ogni volta le diciamo che non c'è nessun problema: può pagare quando vuole. In un quartiere popolare come il nostro funziona così. La solidarietà è di casa".

(www.repubblica.it - 25 settembre 2007)

lunedì 6 agosto 2007

ROMA - Attentati e attacchi avvenuti in Iraq nelle prime ore della giornata hanno provocato la morte di almeno 40 persone, e il ferimento di molte altre. E intanto il Congresso degli Stati Uniti lancia un allarme: il Pentagono ha perso la tracce di 190.000 pistole e mitra Ak 47 consegnati alle forze irachene tra il 2004 e il 2005. E si teme che l'arsenale scomparso sia finito nelle mani degli insorti che si troverebbero così a combattere contro militari americani con armi pagate dai contribuenti statunitensi...

La Repubblica.it (6 agosto 2007)

Continuano a prenderci in giro!
Sono decenni che gli "Stati Uniti" d' America vende armi al mondo intero e, soprattutto, ai terroristi. Perchè avrebbero cominciato a fare una nuova guerra se non con lo scopo di usurare e consumare queste armi per poi continuarle a costruire ed a rivenderle? Mah!

K

giovedì 2 agosto 2007



Invito:
“ADOPT SREBRENICA”
“International Cooperation For Memory”
Srebrenica 27.08 – 01.09.2007


Dal 27 agosto al 1° settembre 2007 si svolgerà a Srebrenica una Settimana Internazionale di dialogo dedicata alla memoria, aperta alla partecipazione di membri di istituzioni rappresentative, studiosi, ricercatori, giornalisti, artisti, animatori culturali, giovani, e curiosi provenienti sia dall’area balcanica che dall’Europa.
La Settimana Internazionale si colloca all’interno del progetto „Adopt Srebrenica“, promosso dall’associazione Tuzlanska Amica di Tuzla (BiH) e dalla Fondazione Alexander Langer Stiftung di Bolzano (Italia), con un coinvolgimento attivo delle Municipalità di Srebrenica e di diverse amministrazioni pubbliche, centri di ricerca, associazioni di volontariato italiane e internazionali.


Gli obiettivi a lungo termine del progetto sono:
· la pPromozione di un processo di confidence building, di dialogo interculturale e di sostegno di una cultura di pace e convivenza, di creazione di una memoria storica condivisibile;
· la cCreazione a Srebrenica di un Centro Internazionale di ricerca, documentazione, studio e formazione per l’analisi, la prevenzione e la gestione dei conflitti: un luogo di incontro, scambio e confronto permanente per i giovani del circondario e per visitatori internazionali.



Il progetto è reso possibile grazie all’adesione e al sostegno di:

Comune di Srebrenica, Comune di Pescara, Regione Abruzzo, Regione Trentino Alto Adige-Südtirol, Comune di Marzabotto, Comune di Bolzano, Rete Lilliput/nmodo di Ferrara


Ø Tuzlanska Amica – Mirza Bašić – Tuzla (BiH), Hasana Kikica 1
Tel. + Fax 00387 35 312 321 Mail: mirza_b95@yahoo.com e tz-amica@bih.net.ba

Ø Fondazione Alexander Langer – Gabriel Auer – Bolzano (ITA), via Latemar 3Tel.+ Fax 0039 (0)471 97 76 91 Mail: info@alexanderlanger.it
Sito Internet: www.alexanderlanger.org

PROGRAMMA DELLA SETTIMANA INTERNAZIONALE

Lunedì, 27.8 – Arrivo dei partecipanti, Check- in in famiglia

18.00: Visite guidate alle mostre fotografiche
20.00: Inaugurazione con interventi del Sindaco di Srebrenica Abdurahman Malkić, di autorità
locali e di rappresentanti degli entii promotori
Gruppo Folcloristico di Srebrenica
pu
Tavola rotonda (30.8-1.9)

Negli ultimi giorni della Settimana internazionale è in programma una Tavola Rotonda, che si concluderà con una dichiarazione pubblica “sulla funzione della memoria per le vittime, per la prevenzione dei conflitti e per la creazione di condizioni favorevoli alla riconciliazione e alla democrazia”.
Alla Tavola rotonda saranno chiamati a intervenire brevemente anche le personalità presenti a Srebrenica, mentre potranno assistervi e porre domande un numero limitatoo di uditori e di giovani partecipanti.

La tavola rotonda verrà coordinata da
*Vesna Teršelić, (Direttrice di “Documenta”, Centro per l’elaborazione del passato, Zagabria, HR).

Sono stati per ora invitati (con * le conferme):

Dalla Bosnia Erzegovina:
*Zdravko Grebo (Insegnante di diritto all’Università di Sarajevo), *Zlatko Dizdarević (Giornalista, scrittore, già direttore del quotidiano “Oslobodjenje”), *Irfanka Pašagić (Psichiatra, direttrice di Tuzlanska Amica), *Lidija Živanović (Helsinki Citizens’ Assembly in Banja Luka), *Hajra Ćatić (Donne di Srebrenica), *Damir Peštalić (Imam di Srebrenica), Zeljko Teofilović (Pope di Srebrenica), Martin Antunović (Chiesa cattolica a Tuzla),*Vehid Šehić (Forum civico di Tuzla)

Internationali:
*Yolande Mukagasana (Direttrice dell’associazione “La Memorie” Ruanda/Bruxelles), Yael Danieli (Psicologa e traumatologa, consulente ONU, New York), Vjosa Dobruna (Presidente della Televisione pubblica del Kossovo), *Nataša Kandić (Direttrice del “Humanitarian Law Center” di Belgrado, SRB), *Dragan Banjac (Giornalista, Belgrado, Serbia), *Marijana Grandits (Direttrice area “Democrazia e Diritti Umani” per il Patto di Stabilità Europa Sud-Orientale, Bruxelles, B), *Maria Bacchi (Ricercatrice, Fondazione Villa Emma, Nonantola, Modena, I), *Fabio Levi (Docente di storia contemporanea Università Torino, I), *Nadia Baiesi (Direttrice della Fondazione Monte Sole, Marzabotto, I),*Krzysztof Czyżewski (Direttore Borderland Foundation, Sejny, PL), *Bosiljka Schedlich (Direttrice südost Europa Kultur e.V., Fondazione Überbrücken, Berlino, D)

Seminari (28.08-29.09)

Un confronto tra esperti locali e internazionali, seguito da una discussione pubblica in forma seminariale.

Donne e Memoria (28.08)
Coordinamento: Lalla Golfarelli (Associazione “Orlando”, Bologna, I)
Liliana Radmanović (Spazio Pubblico di Donne, Bologna, I); Lana Jajčević (Udružene Zene- Banja Luka, BiH), Cea Paz Venturelli (Cile), Nura Begović (Donne di Srebrenica, BiH) Valentina Gagić (associazione Sara, Srebrenica, BiH)

Documentazione della memoria (29.08)
Coordinamento: Carla Giacomozzi (Archivio storico del Comune di Bolzano, I)
Nadia Baiesi (Direttrice della Fondazione Scuola di Pace Monte Sole di Marzabotto, I); Luisa Morfini (Centro di documentazione di San Donato Milanese, I); Krzysztof Czyzewski (Borderland Foundation di Sejny, PL), Abdulah Majstorović (Memorial Center di Potočari, BiH) Haijra Catić (Donne di Srebrenica, BiH), Vesna Teršelić (Direttrice di “Documenta”, Centro per l’elaborazione del passato di Zagabria, HR)

Media e memoria (leader Zlatko Dizdarevič) (29.08)
Coordinamento: Zlatko Dizdarević (giornalista e scrittore, già direttore di “Oslobodjenje”, Sarajevo, BiH), Almasa Hadžić (giornalista a Tuzla, BiH), Barbara Bertoncin (giornalista della rivista Una Città, Forlì, I), Azra Nuhefendic (giornalista freelance, Sarajevo/Trieste), Paolo Rumiz (giornalista e scrittore, inviato speciale di Repubblica, I), Jörg Becker (direttore KomTech. Istituto di ricerca per la comunicazione, Solingen/D), Giornalista di Srebrenica

Incontro con Nataša Kandić (31.08)

Tribune pubbliche (28.08-31.08)

28.08 Cooperazione internazionale per la memoria (Introduce: Branko Todorović- Helsinki Comittee for Human Rights nella Repubblica Srpska)
29.08 Il ruolo dei Media prima, durante e dopo i conflitti violenti (Introduce Zlatko Dizdarević- giornalista e scrittore, già direttore di “Oslobodjenje”, Sarajevo, BiH),
30.08 Yolande Mukagasana: La morte non mi ha voluta – Il caso del Ruanda
31.08 Conseguenze di lungo termine delle guerre e memoria orale (Introduce Bosiljka Schedlich- direttrice südost Europa Kultur e.V., Fondazione Überbrücken, Berlino, D)

Workshop (26.08-01.09)

Destinatari locali:
Arte terapia: Il mio presente, il mio passato, il mio futuro
(Hanna Scaramella, Firenze) 10 partecipanti
Foto-giornalismo: Percorsi personali di documentazione della realtà e della vita quotidiana
(Anna Da Sacco, Bumerang, Bolzano) 6 partecipanti
Storie d’aMare: Ricordi di feste raccolti da Roberta Biagiarelli (Babelia)

Destinatari locali e internazionali:
“Srebrenica attraverso i miei occhi”: Immagini fotografiche sul futuro di Srebrenica
(associazione Sara, Srebrenica) 10 partecipanti
“Camminando intorno a Srebrenica”: Laboratorio di scrittura (Marzia Bisognin, Bo, I) 10 part.
“Memoria e giovani generazioni” (Krzysztof Czyżewski, Borderland Foundation, Sejny, PL)
“PITA, Corso di cucina bosniaca” (Donne di Srebrenica) 15 partecipanti

Eventi culturali (27.08-31.08)

28.8 – Serata di poesia
29.8 – “Sejny cronicles” performance teatrale, Fondazione Pogranice, Sejny-Pl
30.8 –“Levante a Mezzogiorno” Concerto del gruppo di Alfredo Lacosegliaz, Trieste 31.8 – Serata di musica: I cantautori Beppe Frattaroli (Bugnara-AQ) e Fabrizio Zanotti (Ivrea- TO), Gipsy group (Casa dell’amicizia di Brčko-Tuzlanska Amica)


Mostre fotografiche: Fausto Fabbri, Forlì: Vicini di casa, 10 anni in Bosnia Erzegovina
Livio Senigalliesi, Milano: Ruanda – memorie di un genocidio 1994-2004

Inoltre:
Performance di Anna Braegger, Svizzera
Bambini e giovani di Sučesca e Bratunac, a cura di “Nema Frontiera” e “Calcutta”
Partita di calcio con “Nema Frontiera” e giovani di Srebrenica

Conclusioni

Nella giornata del 1°1. settembre verranno presentati i risultati della Tavola Rotonda, dei seminari e dei workshop.
Ore 20 - Cocktailparty

Notizie organizzative

Programma aggiornato della settimana internazionale, seminari e workshop
su www.alexanderlanger.org (Adopt Srebrenica)

Lingue: è prevista la traduzione simultanea o consecutiva nelle lingue Inglese, italiano e lingua locale (bosniaco/serbo/croato).

Quota partecipazione: 200 € per adulti e 100 € per giovani minori di 24 anni (corrispondenti rispettivamente a 30 € o 15 € al giorno + quota iscrizione), per alloggio (presso le famiglie di Srebrenica o presso la Casa della Fiducia), colazioni e pasti (in parte curati dall’associazione “Donne di Srebrenica”).

Viaggio organizzato Bolzano-Srebrenica-Bolzano: La Fondazione promuove un viaggio in pullman lungo il tragitto Trento, Verona, Trieste, Zagabria, con partenza da Bolzano alle ore 6 domenica 26 agosto (con primo pernottamento a Tuzla) e rientro a Bolzano nella prima mattina del 3 settembre (partenza da Srebrenica alle ore 10 del 2.9).
Costo approssimativo del viaggio 130 €.

Scheda d’iscrizione e anticipo:
La scheda d’iscrizione allegata deve essere compilata e spedita entro il 15 agosto 2007.

Chi opta per il viaggio organizzato in pullman dalla Fondazione dovrà versare entro la stessa data un anticipo di 100 € sul conto corrente 555000 presso la Cassa di Risparmio di Bolzano (BBAN S 06045 11613 000000 555000) intestato alla Fondazione, con la specificazione “Settimana Internazionale”.

Per adesioni e iscrizioni dall’Italia e internazionali:

Fondazione Alexander Langer Stiftung: Tel.+ Fax 0039 (0)471 97 76 91
Mail: info@alexanderlanger.it

Grazie a chiunque vorrà diffondere questo invito tra possibili interessati!

FONDAZIONE ALEXANDER LANGER STIFTUNG – Onlus
Fondata/Gegründet: 04.07.1999 – Anerkannt/Riconosciuta dal Ministero per i beni culturali: 18.11.1999
Iscritta nel registro delle organizzazioni di volontariato della Provincia di Bolzano - Eingetragen in das Verzeichnis der ehrenamtlichen Organisationen des Landes Südtirol (Decreto n. 128/1.1 del 24.08.2000)
Via Latemar Straße 3, I - 39100 BOLZANO/BOZEN
Tel.+Fax. +39 0471 977691 -
www.alexanderlanger.org
Cassa di Risparmio BZ - Südtiroler Sparkasse: BBAN S 06045 11613 000000 555000
C.F. 94069920216 St.Nr.
IL GIORNALE DEL VICINO E' SEMPRE PIU' SCANDALISTICO

Era un giorno come tanti, uno di quelli che ti svegli, ti prepari, arrivi al bar e dici: arrivo subito, vado a comprare i giornali.
Ed è a questo punto che ti rendi conto di come l'ignoranza ti circondi inesorabile, di come anche chi in fondo viaggia da anni sulla tua stessa barca non esiti a sfoderare dei paraocchi nuovi di zecca che gli permettono di sfogare su di te frustrazioni sconosciute. Vengo al punto: arrivo come ogni mattina dal "simpaticissimo" edicolante che di solito tiene in serbo qualche triste e incomprensibile battuta non so se per provarci in modo pessimo o per fare il finto affabile come la maggior parte dei suoi concittadini commercianti, ma quella mattina c'era qualcosa di diverso: sarà la madre al suo fianco, sarà la clientela più numerosa del solito, fatto sta che anzichè la solita battutina idiota quella mattina l'edicolante mi guarda con aria di rimprovero ed esclama: " beh, allora, da quando hanno riaperto il vostro bar hanno ricominciato a pisciare sulla mia edicola, eh?" e la gente fa cerchio intorno a me guardandomi in cagnesco...
Avrei potuto dare tante risposte tipo: si vede che la tua edicola è proprio un cesso, oppure, guarda che nei dintorni non c'è mica solo l'exodus, oppure, guarda che all'exodus il bagno c'è e se la gente viene a pisciare qui non so che farci, oppure avrei potuto dire "stronzo, la gente che viene a pisciare qui è la stessa che viene a comprare i giornali da te, la stessa che permette a me e a tanti altri di comprare i tuoi giornali e farti campare, non è bello sputare nel piatto dove mangi, non è bello dopo tanti anni che tutte le mattine ti sborsano soldi tu mi faccia fare questa figura di merda davanti alla gente, non è giusto che tu ti comporti da ingrato e ignorante"; insomma, avrei potuto dire tante cose, ma purtroppo mi ero svegliata da poco e questa frase mi ha colto del tutto impreparata, quindi mi sono limitata ad un "e io che cosa c'entro?", ma siccome non volevo che tutto ciò finisse sotto silenzio ho deciso di condividere questo episodio con voi, giusto per farvi riflettere la prossima volta che andrete a comprare il giornale se andare nell'edicola all'incrocio tra via irnerio e via mascarella o proseguire dritti, e offrire i vostri soldi a chi è più riconoscente.

Alice

venerdì 20 luglio 2007


Questo è un articolo che ho scritto un pò di tempo fà, molto probabilmente il primo. L’ho voluto riproporre perché è un bell’esempio dei vari soprusi e di siamo presi in giro.

LA FRECCIA DEL SUD

E' incredibile, come ormai da anni accade, che le Ferrovie dello Stato non pongono rimedio alla calca che si viene a creare sui treni espressi che dal lontano Nord-Italia, attraversando colline e riviere, giungono al Sud-Italia zeppi di carne umana ammassata tipo "CARRO BESTIAME".E' accaduto per l' ennesima volta, utilizzando il "servizio" delle Ferrovie dello Stato, di rimanere a piedi sotto la stazione attendendo la freccia successiva che mi permettesse di tornare, almeno per un week-end, nella mia amata città del SUD.E' stato il 2 giugno alle ore 00,30 a.m., treno espresso proveniente da Milano ed in proseguimento per Napoli, con più di 15 carrozze ed oltre mezzo milione di utenti. Non c'è posto. Gli utenti si lamentano. Non riesco a salire, attendo il prossimo.E' stato il 2 giugno alle ore 1.00 a.m., treno espresso proveniente da Bolzano ed in proseguimento per Reggio Calabria, con circa 20 carrozze ed oltre un milione di utenti. Non c'è posto. Gli utenti si lamentano. Una persona anziana sta male durante l' attesa alla stazione di Bologna. Riesco a salire ma non si respira e non ci si può muovere. Ridiscendo e attendo il prossimo.E' stato il 2 giugno alle ore 1.30 a.m., treno espresso proveniente da Munchen ed in proseguimento per Palermo, con innumerevoli carrozze ed oltre ... milioni di utenti. Non c'è posto e non provo neanche a salire per rispetto a tutti coloro che sono già sul treno. Gli utenti si lamentano e cercano disperatamente un filo d' aria che gli soffi tra i capelli. Accanto a me il capostazione al quale chiedo di fare una denuncia da parte di tutti i miliardi di utenti che da decenni cercano invano di viaggiare a costi e condizioni umane senza dover pagare fior di quattrini per biglietti tipo "EUROSTAR, EURONIGHT, INTERCITYNIGHT, INTERCITYPLUS" e chi più ne ha più ne metta. Il capostazione mi risponde con un fare mooolto superiore ( tanto il suo posto in qualsiasi treno nessuno glielo tocca ) dicendomi:Se per te è un disagio...non partire! Per me và anche quasi bene, ma a mio padre chi gielo dice se non mi vede almeno due volte l' anno?Riesco finalmente a partire dalla stazione di Bologna alle 4.30 a.m. ed ad arrivare a Napoli, la mia Napoli, alle 13,15 p.m. con oltre due ore di ritardo perche, durante il tragitto, si è rotto il locomotore.Questo post non vuole essere una polemica ma un ringraziamento alle Ferrovie dello Stato per avermi fatto trascorre circa 30 ore con la mia famiglia.
GRAZIE

K

giovedì 19 luglio 2007

ANOTHER TIME

Ci risiamo...è’ accaduto di nuovo...il sopruso del potere!
Vi racconto brevemente una storia:
qualche mese fa, girando per Bologna in cerca di un BAR dove poter fare un aperitivo e scambiare quattro chiacchiere con qualcuno, mi sono imbattuto in un locale abbastanza conosciuto, L’ALTO TASSO. Ex vineria diventato bar molto carino. Entro, saluto un po’ di amici, mi sollazzo un po’ sotto il climatizzatore dato che in questo periodo a Bologna c’è un caldo insopportabile ed ordino una birra per rinfrescarmi l’ugola. Mentre sono lì, sorseggiando la mia bibita, faccio caso ad una cosa strana, che lì per lì non capisco ma qualcosa di strano nell’ aria c’è. Mah!
Distrattamente scambio due parole con una amica e ad un certo punto s’illumina la lampadina, faccio caso a quella cosa strana che era nell’aria, anzi, che non era nell’aria: LA MUSICA!!!
Quella strana cosa fatta da persone che non hanno nulla da fare nella vita e perdono tempo correndo dietro a sogni e facendo rumore con i loro “strumenti”: I MUSICISTI!
Comunque mi accorgo che nel locale non c’è musica, anche perché riesco a parlare senza urlare ed a sentire tutto quello che mi dicono.
Incuriosito chiedo alla barista come mai non si sentiva musica, con cosa intrattenevano le persone. La ragazza mi risponde che sono stati denunciati da clienti del bar stesso, che vivono nei dintorni del bar alla quale dà fastidio la musica quando non sono al bar e quindi, per un mese, non possono propagare onde sonore di nessun tipo.
Nooo…non ci posso credere!!! Ma che senso ha? Cosa significa?
Non riesco neanche a portare un esempio con qualche fatto più concreto perché questa è fantascienza!!!
Ma, comunque, non è questo il punto, ma il fatto che il bar ha dovuto smettere di propagare onde sonore per un mese intrattenendo la gente con storielle e barzellette mentre fuori, in piazza San Francesco, in quei giorni, impazzava la festa della NUOVA FIAT 500 con tanto di manifestazione sonora con artisti e musicisti dalle 16 del pomeriggio fino alle 24.
Una festa che ha permesso di far parcheggiare circa una dozzina di fiat 500 nella piazza dove non fanno sostare i giovani perché fanno casino; di metter su un orrendo palco posizionato di fronte la chiesa coprendo il monumento con tanto di presentatore che per tutta la giornata latrava al microfono le “virtù” del mezzo; di fare esibire un dj di non ricordo quale radio che metteva su dischi commerciali che farebbero inorridire anche Latoja Jackson; ed infine far esibire un “artista”, che grazie a molteplici clacson di autovetture e l’aiuto di un po’ di elettronica, riusciva ad eseguire Beethowen in modo del tutto aritmico e stonato.
Ora, mi chiedo, è forse l’ennesimo atto di prepotenza da parte di chi detiene il potereo stanno soltanto prendendoci in giro?
Forse fa veramente troppo caldo!!!


K

domenica 8 luglio 2007

Comunicato stampa

A proposito dell'interpellanza dell'on. Marco Boato sul genocidio di Srebrenica05/07/2007.

Nell'interpellanza urgente al governo letta oggi dall'on. Marco Boato (Verdi), finalmente un politico italiano ha avuto la forza di affrontare la questione della memoria e della giustizia a Srebrenica e di denunciare il conferimento di onorificenze da parte del governo olandese ai soldati del battaglione olandese (Dutchbat III) che assistettero impotenti al genocidio dei musulmani di Srebrenica, collaborando persino al riconoscimento e alla consegna dei prigionieri alla soldataglia serbo-bosniaca guidata dal criminale di guerra Ratko Mladic e ai paramilitari serbi.Nel suo intervento, l'on. Boato ha citato più volte la Infinito edizioni e due dei suoi libri di punta, dedicati al genocidio di Srebrenica. Inoltre, il parlamentare dei Verdi ha citato una frase emblematica scritta da Adriano Sofri, un grande amico della Bosnia, amato profondamente dai bosniaci, e un lungo passo della lettera della nostra autrice Elvira Mujcic, che da alcuni giorni pubblichiamo sul nostro sito e proponiamo agli organi di stampa nazionali, in vista del dodicesimo anniversario dei fatti di Srebrenica, dove trovarono la morte tra gli 8.000 e i 12.000 cittadini bosniaci musulmaniPer la nostra casa editrice, così attenta alla Bosnia, questo è un successo enorme. Ma non in termini di pubblicità ai nostri libri, che qui neppure citiamo, bensì di umanità e di comprensione di un genocidio come quello perpetrato a Srebrenica.Da tempo ripetiamo che alla Bosnia e a Srebrenica devono essere applicati i principi da decenni sostenuti con amore e forza dal premio Nobel per la Pace Adolfo Perez Esquivel: "Non può esservi pace senza giustizia".Per poter avere giustizia, è necessario che le migliaia di persone implicate con il genocidio di Srebrenica e con gli assassinii di massa in Bosnia vengano finalmente consegnate alla giustizia, che criminali come Mladic e Radovan Karadzic vengano arrestati e processati dai tribunali competenti, che tutti paghino il loro fio (almeno moralmente), anche gli intoccabili dell'Onu, della Nato e di certi governi europei che in quei giorni voltarono la testa dall'altra parte.L'interpellanza dell'on. Boato ha dato a tutti noi e alla comunità bosniaca in Italia grande gioia, confermandoci che stiamo lavorando nella direzione giusta seppure con grande fatica. Senza mai dimenticare che le colpe della guerra non devono essere fatte ricadere su un popolo (quello serbo e quello serbo-bosniaco) ma che i governi, i governanti e i loro fiancheggiatori che allora erano al potere non possono non corrispondere alla giustizia e ai familiari delle loro vittime il prezzo dei loro tragici e sanguinosi errori.Noi continuiamo con il nostro lavoro, convinti che l'unico modo per costruire una pace di lungo periodo non sia negare e nascondere le prove ma parlare, raccogliere testimonianze, fare giustizia. Questo è l'unico modo per avvicinare Bosnia Erzegovina e Serbia alla famiglia europea e costruire finalmente un futuro di pace e di tolleranza nei Balcani.

Grazie.

Luca Leone

5 luglio 2007

giovedì 5 luglio 2007

LE ROSE DEI BALCANI

appunti di viaggio:Tuzla 2-6Giugno 2007

Quando si parte per una terra che è stata teatro diguerra,massacri,pulizia etnica,si è inevitabilmenteportati a pensare a quali terribili segni essa abbialasciato sulla popolazione,le case ,le strade,lecampagne,e così avevo preparato i miei pensieri,il miosguardo,il mio cuore!Superata invece la frontiera hodimenticato la guerra,sono stata catturata dallabellezza dei suoi paesaggi,del suo sole,della suagente.Non vedevo altro che fiori,solo molto più tardimi sono accorta che i fiori più profumati adornavanocase ancora in costruzione,quelli più colorati siarrampicavano da balconi che ancora non avevano finestre,ma il fiore più bello è quello del coraggiodella gente ,che strappato dall'odio,dallaviolenza,dall'ingiustizia riuscirà sempre agermogliare nuovamente. Il progetto SOGNANDO TUZLA alla vigilia del suo terzoviaggio sembrava un fiore spezzato,l'Exodus chiuso,Pino indagato,scenario kafkiano,paradosso di unasocietà che suo malgrado non difende i più deboli,mali strumentalizza per creare paure di massa.SognandoTuzla però non si arrende,Pino ci spinge a partireugualmente e così è stato!Il 3 giugno siamo tutti aTuzla,neanche il tempo di scaricare il furgone con ilmateriale raccolto che partiamo verso le campagne diPodcaus(Bratunac),dove dall'associazione TuzlanskaAmica siamo stati invitati insieme a Wilmoall'inaugurazione della cooperativa Sole-Suce,chegrazie ad un progetto di cooperazionemultilaterale(che vede come partner la Regione EmiliaRomagna,l'associazione Adottando di Bologna,CareInternational e il comune di Bratunac)si avvia versola difficile sfida della produzione ,ma soprattuttodella commercializzazione del miele.Nel pomeriggiofacciamo visita al memoriale diPotocari(Srebrenica),vergogna dell'Europa,scenario diquello che la storia ricorderà come uno dei piùterribili e sanguinosi crimini compiuti in Europadopo la Seconda guerra mondiale dinanzi allaindifferenza delle Organizzazioni Internazionali edegli stessi caschi blu delle Nazioni Unite ,unicocrimine dopo l'Olocausto che sarà qualificato comegenocidio da un tribunale internazionale.Attualmente sono 1327 le salme ospitate,ma le associazioni degliscomparsi attestano che siano circa 10000 le vittimedel genocidio.Continuiamo il nostro viaggio e facciamo visitaall'orfanatrofio di Tuzla(che ospita circa 200 bambinie adolescenti),lì siamo presi d'assalto,i più piccolifanno a gara per salire imbraccio,i più grandi sonopiù diffidenti,ma la classica partita a calcio mettetutti d'accordo.Il 4 giugno facciamo visita al campoprofughi di Mihatovic,in ogni casa vivono più di trefamiglie,devono fare più di un chilometro perraggiungere una fonte di acqua potabile,ma la loroaccoglienza è veramente difficile da spiegare :siamoospiti di una delle tante baracche dove un uomo cioffre da bere e sua moglie ci mostra le foto dei suoifigli in America,non parliamo nella stessalingua,forse è meglio così,i loro occhi sono piùrumorosi di qualunque parola!Nel pomeriggio ivolontari di Sognando Tuzla consegnano il materialeraccolto all'associazione Tuzlanska Amica che sioccuperà di distribuirlo nel territorio secondo leesigenze individuate.Lì è in corso una festa per tuttiquei bambini che hanno ricevuto cure mediche inItalia.Il 5 Giugno è una giornata dedicata a WilmoFerri,Tuzlanska Amica lo festeggia per ringraziarlodel suo ineguagliabile aiuto,non solo perchè sonodieci anni che è instancabilmente presente su quelleterre a volte dimenticate dalla comunitàinternazionale con aiuti materiali ed economici,masoprattutto perchè col suo furgone della felicità haportato in questi anni circa 200 persone,che con iloro occhi hanno potuto vedere la ferocia della guerra offrendone testimonianza al loro ritorno.
Il 6 Giugno siamo ormai lungo la strada delritorno.Vogliamo ringraziare tutti gli amici che cihanno sostenuto e chi pur non conoscendoci ci hadonato qualcosa:se ciò è stato possibile è perchè ciabbiamo creduto insieme.Il sogno continua...Normal.dot
SALIS ARTISTA DEL RING

di Maurizio Roveri

Arrivò a Bologna sette anni fa. Con una valigia piena di sogni. Veniva dalla Sardegna. Alghero. Non conosceva la città delle Due Torri, anzi qui non conosceva proprio nessuno. Ma aveva chiara un’idea. E quando Mario Salis – che è tipo orgoglioso - si mette in testa un’idea, prima o poi la realizza. Voleva diventare un pugile vero. Qualcosa di buono lo sapeva fare, era già campione regionale sardo. Però combatteva poco. Avrebbe avuto bisogno di salire sul ring con maggiore frequenza. A vent’anni doveva cercare di compiere il salto di qualità. Aveva un indirizzo. In Sardegna, prima che partisse, gli avevano detto di rivolgersi a Sergio Rosa il “maestro” della Tranvieri. Salis andò, entrando nel mondo della società pugilistica di via Saliceto. Una delle palestre più antiche e prestigiose di Bologna e del bolognese per la “noble art”. Quanti giorni sono passati. Forse piùdi duemila giorni di allenamenti, di rigorosa preparazione, di “figure”, di guanti, di sudore, di sacrificio, anche di divertimento quando si sta bene in un gruppo. E in sette anni alla Tranvieri, Mario s’è fatto tanti amici. Perchè trasmette entusiasmo, perché sa essere positivo. Qui è maturato. Come pugile. E ancor di più come uomo. Oggi Mario ha 26 anni, è una persona sicura, un ragazzo che tutti apprezzano. E’ diventato il leader del gruppo allenato da Sergio Rosa e da Sergio Di Tullio.
Elettricista per professione, pugile per vocazione. Non essendo fisicamente potente (è un longilineo, con un bell’allungo per essere un peso piuma) e non avendo “mani pesanti”, ha imparato ad usare il cervello e la strategia sul ring. Oltre ad aver affinato molto la tecnica. Oggi Salis è il pugile dilettante bolognese più esperto, più maturo pugilisticamente. Interprete di una boxe elegante, basata sulla rapidità, sulla scelta di tempo, sull’intelligenza, sugli abili spostamenti.
Sta sul ring da una dozzina d’anni, era appena quindicenne quando in Sardegna gli fecero fare il debutto. Il suo primo insegnante di boxe è stato Tore Burruni, anch’egli di Alghero, uno dei più grandi pugili italiani professionisti di tutti i tempi (campione del mondo dei pesi gallo, memorabile quel suo combattimento contro il thailandese Pone Kingpetch al palasport di Roma il 23 marzo 1965). Dunque, Mario ha già un sostanzioso numero di match alle spalle: 79 combattimenti. Con 56 vittorie (la più recente è quella di venerdì scorso in Piazza dell’Unità, contro l’abruzzese Mancinelli), 8 pareggi e 15 sconfitte.
Fatto singolare: Salis è stato campione di due regioni, poiché nel 2004 (da tesserato per la Tranvieri Bologna) ha vinto il titolo regionale dell’Emilia-Romagna. Titolo che è andato ad aggiungersi, così, a quello che vinse in Sardegna.
Ora Mario è maturo per qualcosa di più importante. Vuole arrivare ai campionati italiani assoluti e vincerli. Soprattutto se, com’è praticamente certo, si faranno nel bolognese – a Castel S.Pietro – per l’organizzazione della Pugilistica Tranvieri. Il sogno di Salis può trasformarsi in realtà. A sorreggerlo, nel percorso verso il titolo, avrà in quei giorni tutto il tifo dei suoi tanti amici dell’Exodus Bar di via Irnerio.

sabato 30 giugno 2007


IERI, OGGI E DOMANI

Anni fa quando trascorrevo uno dei momenti più terribili della mia vita, ho conusciuto un barista che lavorara in un buco in Via Matteotti.Mi ritrovavo ogni giorno dentro quel bar frequentato da gentaglia di quartiere e questo barista, all’epoca aveva un sogno.
Così comincia la mia avventura.
Ho avuto la fortuna di entrare a far parte del loro progetto importante, l’EXODUS e mi sento fiero di aver partecipato in quella realtà alternativa e così diversa da ogni bar o pub di Bologna.
La mia collaborazione come barista è durata solo due anni, ma posso assicurare che sono stati giorni indimenticabile, dove ho conosciuto tantissime persone di razza e culture differenti, dove è nato il mio amore e dove ho scoperto una nuova famiglia.
Si, perché altro non sono che miei fratelli.Quei fratelli presenti senza tirarsi indietro quando avevo bisogno.
Contraccambiavo con grande entusiasmo perché io non mi sento cliente, ma PARENTE.
Oggi le cose hanno preso una piega strana e ingiusta per colpa di una società purtroppo sempre più stressata e impaurita.
Non sono in grado di puntare il dito contro qualcuno o qualcosa, ma di certo mi sento spaesato in mezzo alla mia città, che da piccolo era il mio parco giochi e la piazza il mio cortile, i vicoli i miei corridoi di scuola e il bar la mia ludoteca.
Bologna è cambiata, è triste avere paura perché non sai più di chi avere paura.
Io mi fidavo di questa città, ma purtroppo adesso la odio.
Più il vicolo è buio più ti senti solo, e più ti senti solo più hai paura.Odore d’asfalto mescolato a merda, indifferenza e abuso di potere.
Trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, ricatto, oppressione, violenza psicologica, omertà-rispetto…
BASTA riprendiamoci tutto quello che ci hanno tolto.Voltiamo pagina.domani sarà un altro giorno.
Eleviamo muri di conoscenza e ogni pietra posta in questi muri deve essere essenziale e necessaria.
La loro forza resisterà agli assalti dei nostri NEMICI.


Soc_mail 30/06/07

venerdì 29 giugno 2007

LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI...


La foto soprastante è stata scattata la sera del 21 giugno in vicolo bolognetti, una sera come tante, passata in compagnia di amici, a sentire musica ed a bere qualche drink.
Ero lì, all' interno del giardino del "quadriportico" dove ogni anno c'è una rassegna artistica fatta di concerti, mostre e performance di ogni tipo, come tanta altra gente, a soffrire il caldo ed a cercare di degustare qualcosa da bere senza far salire troppo il mio livello di sudorazione.
Ascoltavo musica, chiacchieravo e facevo la fila sia per utilizzare i servizi igienici (in disuso) che per ordinare un drink perchè quella sera c' era moltissima gente, forse più di quanta ne possa entrare per motivi di sicurezza e ordine pubblico.
Mentre scambiavo parole con alcune persone incontrate nel "quadriportico", improvvisamente è iniziato un gran trambusto di gente che si agitava e correva nei dintorni del bancone bar, era una MEGARISSA!
Mi sono avvicinato anche io ed...HO VISTO TUTTO!!!
Ho visto un ragazzo che non riconoscerei perchè aveva una mano che gli copriva mezzo volto. L' altra metà era impegnata ad ammortizzare schiaffi e percosse che quest uomo che lo manteneva, con l' altra mano, era impegnato a dargli.
Una volta sciolto il nodo ho continuato a non vedere il ragazzo perchè è subito caduto in terra mentre l' uomo, che si è poi girato, perchè strappato da altri, ha mostrato il suo volto candidamente arrossato e, come gli altri che lo mantenevano, aveva una maglietta con sù scritto STAFF.
Ora, se non sbaglio, all' interno di spazi adibiti al pubblico svago, se c'è un personaggio con un maglietta con sù scritto STAFF, vuol dire che fà parte dell' organizzazione o, quantomeno, dell' evento.
Comunque, tornando a quella sera, continuo.
Mi giro per vedere che fine avesse fatto il ragazzo, se magari lo conoscevo, e mi accorgo che non c’è più ma, al suo posto, si fà un gran polverone con gente che corre verso l’ uscita. Incuriosito li seguo. Esco e vedo ciò che viene mostrato in foto: una pattuglia dei tutori dell’ ordine pubblico, una ambulanza ed una marea di gente uscita dal Vicolo Bolognetti. Mi incuriosisco maggiormente e chiedo come mai un’ ambulanza, non ne avevo mai viste prima per una semplice rissa, forse perché non ho mai assistito a risse. La risposta che mi viene data è che il ragazzo, a causa delle forti e continue percosse, gli si è ritratta la lingua in gola e stava morendo soffocato.
MORENDO SOFFOCATO???
Ma come? Per due schiaffi? Ma forse non erano due, e forse non erano solo schiaffi! E poi date da chi? Da chi all’ interno di un locale dovrebbe mantenere la calma e l’ ordine per il proseguo di una bella serata!
MA QUESTO E’ DEGRADO!!!
La cosa mi dispiace un po’ perché penso che dopo questo ennesimo intervento delle forze dell’ ordine ora chiuderanno un altro luogo di ritrovo per i giovani. Però, visti gli ultimi avvenimenti e, soprattutto, che LA LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI, penso che sia giusto così.
Nonostante alcune recentissime sentenze hanno riaperto il dibattito in merito all’individuazione dell’autorità competente (Sindaco o Questore) ad adottare i provvedimenti di sospensione e revoca delle licenze di esercizi pubblici di somministrazione ai sensi dell’art.100 del R.D. 18.06.1931, n°773 (T.U.L.P.S.), una legge emessa durante il regime FASCISTA di BENITO MUSSOLINI sia ancora applicata nello STATO DEMOCRATICO ITALIANO A.D. 2007 (bella evoluzione), nonostante ciò credo sia UGUALE PER TUTTI.
Ma così non è!!!
Infatti, il giorno seguente, mi incammino verso vicolo bolognetti per scoprirne la sorte e lo trovo lì, “fortunatamente aperto”, con questo caldo una vera manna dal cielo quel giardino…

K

mercoledì 13 giugno 2007

Ma...questo?


...
QUESTO UOMO E' UN GRANDE!
CI STA AIUTANDO!


Le altre foto sono su www.paolettissima.blogspot.com

martedì 12 giugno 2007

La solitudine. E' una sensazione abominevole! Riesce ad insediarsi in ogni singola parte del nostro cervello. Forse è la più completa delle sensazioni. E' lo strascico di altre come la depressione e l' insofferenza. Senza poi contare tutta una serie di malattie psicosomatiche che comporta come l'insonnia.
Eppure solo non sono, ma mi sento. Da un pò frequento una leggiadra fanciulla di cui non faccio il nome per motivi di privacy. Persona che magari al momento non amo. Che sicuramente potrei amare perchè stupenda, intelligente e simpatica. Con la quale riesco a risolvere dialoghi non retorici, non banali, profondi e con un certo gusto nello stuzzicarci a vicenda. Dialoghi che non si fermano al:"Si...m...hai ragione...m...m...cosa beviamo?"!
Dialoghi che riuscivo ad intraprendere solo in un luogo qui a Bologna. Con tutti quelli che vi erano all'interno. Perchè motivati, spronati a sapere, a confrontarsi, a conoscersi a mettersi alla prova. Luogo che tanto ho cercato e che finalmente ho trovato: l' EXODUS BAR!
Ma questo luogo ora non esiste più!
Non si sà bene il perchè, hanno tirato in ballo motivi assurdi come la reticenza, l' omertà!
Ma lo sanno queste persone cosa significa omertà? Il mio primo consiglio, che forse è anche l'ultimo perchè sono la persona meno indicata nel dare consigli ma che crede di conoscere l'italiano, suggerirei di rivedere su un BUON DIZIONARIO cosa significa letteralmente la parola "omertà".
Ma cosa fanno poi questi signori, che lavorano al servizio dello stato, stato fondato sul LAVORO? Interrompono un' attività a conduzione familiare per svolgere delle indagini. Ma neanche più nei film gialli ( o AMERICANI) accadono queste cose. E mentre svolgono queste indagini ci scappa la chiusura perchè un punto nevralgico di artisti, giornalisti, avvocati, banchieri, operai e muratori si ritrova ad essere setacciato come "IL RITROVO DELLE COSCHE A BOLOGNA"!
E badate che ho detto dell cosche a bologna, perchè se non sono di bologna ma di qualsiasi altro luogo, qualcuno li avrà fatti pur venire...e chi se non chi ci protegge dal male?
No, non oserei mai nominare Nostro Signore, o dovrei dire VOSTRO, ma i tutori, coloro che sono qui per il nostro bene!
Sono tante le cose che mi domando, alla quale non potrò mai trovare una risposta se non datami da qualche interessato. Ma una mi sobbalza sempre alla testa. Alla mente. Ma questi signori, quando (se) si ritrovano la sera, seduti al desinare con tutta la famiglia, con la tavola piena di ogni leccornia perchè non fanno un attimo di silenzio? Non dico di pensare, potrebbe risultare offensivo alle orecchie di costoro. Mi chiedo solo perchè non fanno un attimo di silenzio? Giusto per provarne la sensazione, ascoltarne la musica, sentirne il profumo. Perchè il silenzio e d'oro.
Se non riuscite a fare una cosa del genere al capezzale della vostra famiglia, allora, venite fuori l' EXODUS BAR perchè lì ora abbonda!
Le risate di Maria, le parole tra muso e buso di Pino, il rumore dello sheker di Gigi, le parole della gente che si metteva a confronto, i bambini che alle feste del Papà giocavano felici, le riunioni per i viaggi in Bosna-Herzegova per aiutare chi sta messo "peggio di noi" ed il free-style di Martellino rapper and MCcrew ora non si sentono più da fuori l' EXODUS BAR.
Venite a sentire quel famoso silenzio che cercate in una città che ormai assorbe quanto più denaro possibile dalle tasche di chi cerca di vivere onestamente.
Retorica? Ma purtroppo è così! E' uno STATO di fatto!
Non ricordo chi ha detto questa frase, e non ricordo neanche bene come dice ma, più o meno, faceva così: esiste un punto unico dove tutte le arti, le scienze e le religioni si incontrano. Beh, questo punto a Bologna era l' EXODUS BAR!!!
Non vi chiedo di capire o chissà cosa, vi chiedo di provare! Provare a chiedere cos' era l' EXODUS BAR a tanta gente e soprattutto a chi lo ha vissuto. Provate, sentite cosa vi dice. Potete chiedere a chiunque a Bologna perchè lo conoscono tutti!
Dai, basta così, vi saluto ora! Tra un pò mi chiamerà la ragazza che sto frequentando. O io chiamerò lei. O nessuno si chiamerà e andremo tutti a nanna, chissà! E scusate se mi firmo con solo una lettera, K, ma dopo questo post, e tante altre mail che ho spedito a giornali, istituzioni e amici, credo che qualcuno mi verrà a cercare. Tra le altre cose una lettera stupenda, formata da TRE linee che si intersecano in un "UNICO PUNTO".
Vi dirò ancora un'altra cosa, una verità, questa lettera ci ho messo un pò a scriverla ma non ci ho pensato tanto. Il tempo di scendere di casa e cercare un altro bar...senza trovarlo!!!

E' stato veramente un piacere infnito

K

venerdì 8 giugno 2007





































giovedì 7 giugno 2007

COLTI E COLTIVATORI...
SEI UN GRANDE!!!




martedì 5 giugno 2007

Mi chiamo Mario e come hobby faccio il pugile a livello nazionale.Scrivo queste righe per fare capire che cos'è l'EXODUS...Di certo non un covo di "MAFIOSI" o "PREGIUDICATI", come i giornali lo stanno facendo passare!L'EXODUS è il cuore del sud dove ogni "terrone" o isolano convive in armonia sentendosi a casa.Posso solo dire che senza Pino, Luigi e Maria non so se la mia permanenza fosse stata così lunga, si perchè l'Exodus mi ha dato una mano a sopravvivere nei momenti in cui non lavoravo e mi ha aiutato, sponsorizando i miei combattimenti a farmi conoscere a livello locale.Come me ha aiutato tante altre persone che si guadagnano il pane quotidiano "ONESTAMENTE".Non pregiudicati come raccontano i quotidiani.Sè poi i pregiudicati, puscher, papponi entrano consumano e rispettano le regole del locale, perche li dobbiamo sbattere fuori?mi sembra non ci sia una legge che vieti ad un pregiudicato, di bere in un bar.Se anche ci fosse, un barista non è tenuto a chiedere i documenti.Penso che questi controlli spettino ad altri...Mi appello al buon senso di chi accusa persone completamente estranee ai fatti successi quella notte, sperando in una riapertura a breve termine della mia seconda casa!

Marieddu
ECCO IL SIGILLO...

...CHE ORA NON C'è PIU'!!!!


FORZA RAGAZZI!!!
UN PASSO PER VOLTA TUTTI ASSIEME CE LA FACCIAMO!!!


lunedì 4 giugno 2007


Cari Amici

Sebbene non conosca l'episodio di cui parlate, mi sento di esprimermi la mia più forte solidarietà. L'Exodus bar è uno dei pochi luoghi di amicizia e fraternità che possiamo trovare nel mondo di oggi. Sono con voi

Alessandro Chiavacci
Pino siamo tutti noi

Mi chiedo perché dobbiamo pagare sempre noi,
Noi che facciamo dell’accoglienza e dell’assenza si pregiudizio una scelta di vita, vissuta e giocata ogni giorno sulla nostra pelle e su quella dei nostri cari.
Pino siamo tutti noi.
Noi che con la fatica giornaliera proviamo a creare spazi dove voci diverse possano esprimersi ognuna per quel che meglio sa fare.
Noi che facciamo prezzi popolari perché, dai, tutti hanno diritto.
Noi che proviamo a collettare soldi per chi sta peggio di noi e magari andare in Bosnia a consegnarli.
Noi che facciamo conoscere esperienze e culture lontane, noi che le pratichiamo.
Noi che con la nostra musica, che si incontra lì per caso, diamo un senso a molte serate.
Noi che proviamo a non escludere nessuno a priori, e di sicuro non per la lingua che parlano o la religione che professano. Questo ci hanno insegnato le nostre madri.
Noi che abbiamo scelto da tempo di non fare i poliziotti. Pensavamo che altri ci avrebbero pensato.

Noi che lavoriamo di notte nella giungla metropolitana meritavamo protezione. Siamo stati accusati di favoreggiamento. E pensare che potevamo morirci. Due si sparano davanti casa tua e solo perché prima si sono fatti un bicchiere e date due botte da te, finisce che sei complice anche tu. Ma chi poteva sospettare che nella virtuosissima Bologna andassero in giro armati a piede libero dei pregiudicati? Li volevamo? Li abbiamo chiamati? Avevamo qualche interesse ad averli lì? La loro presenza non è un danno soprattutto per noi? Ancora una volta, meritavamo protezione e ci hanno accusato di favoreggiamento.
Allora la risposta più logica mi sembra: se non paghiamo noi, chi paga? Se non addossano a noi, uno dopo l’altro, tutte le responsabilità, a chi potrebbero farlo? O fanno fuori noi oppure, chi altro? Loro sono ancora tutti là, da anni, inamovibili.
Per tutto il degrado, per la gente che piscia per strada impunemente, per quelli che nei gradini delle strade si fanno le pere, per chi grida in piena notte come un idiota, per i cani che azzannano e i marocchini che spacciano, mi chiedo ancora: chi altro paga?

Silvia gregori

Scriveteci anche voi su exodusbar@gmail.com
Questo è accaduto nel 2005 e, nonostante tutto, se la sono presa con noi!


Questo sta accadendo adesso! Come al solito nell' occhio del ciclone!
Ma per chi ci hanno preso?































Questa è una brevissima raccolta di quanto abbiamo fatto in questi anni ma nessun ne ha tenuto conto. La parola, lo spazio, il tempo dedicato a tutti coloro che vogliono esprimersi. Senza poi parlare delle iniziative umanitarie come " SOGNANDO TUZLA ! ".


Breve Curriculum Vitae dell’ Exodus Bar

- 8 febbraio 2006 Inaugurazione mostra Sa-Ni Art
- 16 febbraio 2006 Poesia e arte di Alessandro Masaaro
- 22 febbraio 2006 Jazz Impro
- 1 marzo 2006 Wunderkammer “la camera delle meraviglie”
- 1-15 marzo 2006 mostra di Christian Montagna
- 2 marzo 2006 Not-Birthday concerto TubusInFabula
- 8 marzo 2006 Dardochalet strument amant rock
- 9 marzo 2006 “IroniKonTemporaneo”” con Roberto “Freak” Antony
- 15 marzo 2006 Alos? In concerto “Ricordi indelebili”
- 19 marzo 2006 “festa dei figli: papà ti porto all’ exodus”
- 22 marzo 2006 Happening poetico
- 23 marzo 2006 lettura di poesie
- 20 marzo 2006 “fiori di maggio” poesia in musica
- 1 maggio 2006 “festa dei lavoratori” Parco 11 settembre Bologna
- 22 febbraio 2007 Raccolta maschere indifferenziata
- 1 maggio 2007 “festa dei lavoratori” Parco 11 settembre Bologna
- 17 maggio 2007 Sa De Sa Sardigne “canti e buffet dalla sardegna”
- 23 maggio 2007 “Sognando Tuzla” festa di autofinanziamento mostra fotografica
- 31 maggio 2007 “Sognando Tuzla” per la partenza del 2 giugno (ANNULLATO)
Eccola qui l’infinita fantasia di giornalisti che non sanno quello che dicono e buttano giù infami articoletti gonfiando per benino l’accaduto in modo da creare il caso riversando fango a valanga sull’onesto lavoro di chi ce la mette tutta e si fa in quattro per offrire qualcosa in più oltre al caffè. Mi arriva la notizia , mi precipito su internet a cercare informazioni e rimango basita …il mitiko Exodus dipinto come un covo di malavitosi e avanzi di galera e nulla più. La cosa tragica è che tutte quelle signore che mentre preparavano i tortellini hanno sfogliato i giornali e come loro tantissime altre persone crederanno che questo bar di poco di buono dove si sparano tra un amaro e l’altro starà benissimo chiuso e chiusa la partita. Però i conti non tornano . Cos’è successo all’Exodus?Un litigio: si sarà alzata un po’ la voce , tra i litiganti qualcuno perde la pazienza e alza le mani.Tra i litiganti FUORI DAL BAR qualcuno perde la testa e spara .Colpa di Pino forse perché doveva nascere con un terzo occhio in grado di vedere attraverso il muro cosa succedeva nell’altra sala del bar mentre preparava coktails al bancone o forse colpa di sua mamma che non l ‘ha messo al mondo supereroe o forse suggerisco agli inquirenti di verificare che non ci sia qualche fenomeno paranormale connesso al nefasto angolo di città ricoperto dall’Exodus per cui magari le pareti sprigionano sostanze che interferiscono con le sinapsi dei clienti inducendoli a commettere qualche fattaccio. Mi sembra proprio che qualcuno voglia fare di tutta l’erba un fascio .Il fatto è grave e malauguratamente le persone coinvolte hanno deciso prima di spararsi di consumare qualche bevanda nel nostro amatissimo bar, che a causa di tale sfortunato passaggio viene descritto agli occhi di Bologna come un fioccare di menti criminali. Mentre leggevo gli articoli mi sembrava fantascienza :Pino indagato …sgrano gli occhi!!!! La famiglia Fazio arriva dalla lontana Calabria per dare onore a queste due vetrine su via Irnerio e il questore che fa ? Vuole chiudere per sempre la seconda casa di moltissimi giovani e non che hanno trovato non solo un bar dove passare le serate ma una famiglia !!!!! Appena sono arrivata a Bologna ,nel settembre del 2003 ,ho iniziato a frequentare l’Exodus e sono diventata subito una cliente assidua : i fantastici manicaretti di Maria ,prezzi popolari,concerti ,performance,reading…..e chi più ne ha più ne metta questo locale ha sempre dato voce e spazio all ‘espressione artistica e alle idee di tutti ….non un semplice bar ma un posto dove incontrarsi e confrontarsi ,discutere ,darsi da fare per creare situazioni nuove . Al contrario di quello che hanno scritto quelle pagine indegne di stampa da regime Pino ha il piacere di ospitare artisti da tutti gli angoli del pianeta ,studenti,lavoratori… un melting pot di persone che tutto fanno in questo bar tranne che picchiarsi e spararsi tra di loro !!!Gran parte del personale delle banche di via Irnerio pranza all ‘Exodus e anche un illustre primario del Sant’Orsola passa all’aperitivo per la cortesia dei barman e perchègi fa piacere rilassarsi e scambiare due chiacchere con giovani allegri e propositivi. Che medici e impiegati siano anch’essi pregiudicati ?Mannaggia forse da ragazzini hanno rubato una mela…..Mi sembra oltremodo ridicolo che invece di preoccuparsi di arrestare chi ha sparato si vada ad indagare chi non ha nessuna colpa se non quella di aver servito una birra a qualcuno non proprio raccomandabile;di certo un barista non potrà conoscere i trascorsi di vita di ogni tale che arriva al bancone ! Dal fatto che una sera tra i tuoi clienti ci siano dei pregiudicati al fatto che un bar sia un ritrovo di delinquenti ci passa una bella differenza e questa non mi sembra assolutamente un’ opinione ma un dato di fatto . Io mi chiedo come si possa con tanta leggerezza condannare chi ha passato anni di sacrifici a pagare debiti per costruire un luogo diverso che offre oltre al semplice intrattenimento stimoli e possibilità di realizzarli. Forse è questo che disturba in realtà: un luogo di aggregazione dove oltre a divertirsi si possano scambiare delle idee e metterle in pratica …forse è questo il vero pericolo …il mostro del caso ..la gente pensante ! Sembra di parlare di aria oggi si chiude l ‘Exodus e se domani qualcuno avrà la brutta idea di prendere una pistola e sparare dopo aver bevuto qualcosa in un altro locale chiuderanno anche quello …che senso ha ? Mi chiedo poi come mai la stampa non abbia accennato alla pericolosissima iniziativa( riconosciuta dalle nazione unite) supportata dal bar Exodus “Sognando Tuzla”: un progetto finanziato con aperitivi di beneficenza e altre proposte per la raccolta di fondi il cui scopo è quello di portare aiuti umanitari ai bambini orfani della cittadina bosniaca . Purtroppo non frequento più l’Exodus ogni giorno perché mi sono trasferita a Padova e ce ne fossero qua di persone che come Pino anche a scapito del loro guadagno si danno da fare per organizzare una serata invece che accendere un maxi schermo con videoclip insignificanti (stessi canali spazzatura della tv) e far pagare un coktail 10 euro !Conosco Pino da quattro anni: ho visto un uomo che non si accontenta mai e appena raggiunge un traguardo ne ha già pronto un altro .Credo che sia giusto che chi sfrutta le sue possibilità per fare qualcosa anche per gli altri e non soltanto per il suo tornaconto debba essere supportato e incoraggiato soprattutto da chi è solo capace di manifestare repressione senza offrire poi alternative a questi tanto odiati giovani ospiti di Bologna che fanno comodo a tutti quando pagano la vergognosa cifra di 400 euro per un buco dove alloggiare e poi evidentemente dovrebbero solo dormire e stare chiusi in quel buco perché qualsiasi altra cosa facciano scatena polemica…se ti siedi per terra sei un drogato …se hai un cane sei un punk bestia …se ti vuoi divertire sei un funkazzista … se frequenti un locale che mette in primo piano la cultura e aiuta i meno fortunati ….sei un MALAVITOSOOOOOOOOOOOOOO!!!!!! Detto questo inviterei il questore e il sindaco a riaprire quanto prima il bar Exodus a lasciare in pace Pino e a venire a farsi un bell’aperitivo così da constatare in prima persona che in via Irnerio n 21 non siamo sul set di un film di Sergio Leone .E poi scusate ma questo famigerato articolo 100 l’hanno letto bene là in questura? Dice :”….il questore può decidere di sospendere la licenza di un esercizio nel quale siano avvenuti tumulti o gravi disordini, o che sia abituale ritrovo di persone pregiudicate o pericolose o che comunque costituisca un pericolo per l’ordine pubblico ,la moralità pubblica e il buon costume o per la sicurezza dei cittadini . Qualora si ripetano i fatti che hanno determinata la sospensione la licenza può essere revocata “. Tumulti e gravi disordini per una rissa …. Domani chiudiamo metà dei bar italiani ….Sottolineo che la sparatoria non è avvenuta all’interno del locale e l’unico pericolo per l’ ordine pubblico in tutta questa vicenda è privare una città di un così importante punto di riferimento e promozione culturale . L’Exodus è un pezzo di cuore.

Eva Businaro

Scriveteci anche voi su exodusbar@gmail.com

domenica 3 giugno 2007




Sono una persona che ha frequentato da sempre l’Exodus più o meno saltuariamente e solo da poco ha avuto la fortuna di conoscerlo meglio come locale, con i suoi progetti che guardano alla cultura e alla solidarietà.
Scrivo questa lettera perché sono allibita e disgustata da ciò che leggo quotidianamente in quei numerosi articoletti faziosi e di pessima divulgazione informativa che fanno capolino tra i giornali che trattano del famigerato “Caso Exodus”.
Vorrei, prima di tutto, abbattere un odioso luogo comune che da tempo riempie la bocca di cani e porci, ovvero questo spauracchio del degrado a Bologna. E’ vero, c’è e si vede, lo dimostrano i cattivi odori, i vetri rotti, le siringhe e non solo…
Questa denuncia che parte dai cittadini bolognesi e dal comune, però, sembra spesso essere piuttosto una moda del momento, un tema attuale da ficcare come il prezzemolino in qualsiasi discorso da fare al lavoro o davanti ad un caffè con gli amici.
A me non fa paura tanto il degrado bolognese quanto quello che si sta facendo per contrastarlo.
Ho paura dei delinquenti, dei malavitosi proprio come quelli che hanno creato disordine in quella ormai leggendaria notte di martedì scorso.
Mi rincuora, invece, sapere che ci sono locali come l’Exodus aperti anche di notte, locali in cui i giovani, e non solo i giovani, possono rifugiarsi, incontrarsi, chiacchierare, sorridere, creare piccole e grandi cose insieme.
Vorrei ricordare, infatti, a chi probabilmente l’ha dimenticato, che esistono queste strane creature chiamate giovani a Bologna come dappertutto, che hanno ancora la forza e la voglia di scoprire e di conoscere un’infinità di cose, tra queste anche la notte.
L’Exodus è stato da sempre un rifugio pacifico, familiare per tutti di mattina, di pomeriggio, di sera e di notte.
Purtroppo la brutta gente circola sempre e anche lei di mattina, di pomeriggio, di sera e non solo di notte, come qualcuno pensa, magari insieme al lupo cattivo e all’orco di Pollicino.
Mi chiedo qual è la colpa di Pino, che per sua sfortuna era lì quella notte a fare il suo solito lavoro.
Mi chiedo cosa è successo di così pericoloso lì dentro se non una bisticciata che, a quanto pare, non ha coinvolto nessun altro cliente se non i diretti interessati. E il seguito non importa perché è successo altrove.
Mi chiedo, inoltre, dove era chi ha il compito di proteggere la gente che lavora onestamente… dove era?
E perché, una volta arrivati i responsabili alla sicurezza, invece di prendersela con i delinquenti forse già noti alle forze dell’ordine, invece di star dietro alle armi e alla violenza, se la sono presa con chi aveva bisogno di aiuto?
Questa storia ha la consistenza di una bolla di sapone!
Pino è indagato e, insieme alla sua famiglia sta pagando per il semplice fatto che chi ha sparato quella maledetta notte era passato prima dall’ Exodus.
Mi piacerebbe pensare che vicino alle forze dell’ordine posso sentirmi sicura, invece… a volte i fatti mi suggeriscono che è meglio starne lontana! Questo non è bello e non fa onore.
Ora sto pensando che mentre chi lavorava (e adesso non può più lavorare) sta pagando, un pregiudicato (quello vero!) con la sua bella pistola continua a passeggiare, a canticchiare insieme ad altri uomini come lui. E ridono di cuore, felici del fatto che non è tanto loro che vogliono adesso quanto la chiusura dell’ennesimo locale, perché il tabellone della tombola deve essere completato, perché bisogna arrivare al numero novanta (La Paura)!
Bene! La bolla di sapone è scoppiata, il caso è chiuso e tutti a casa ( a dormire, s’intende, stanotte).
Questa storia più che al far west mi fa pensare ad una impopolare parodia di un film western!
E’vero signor Questore (o signor Sceriffo, come preferisce), è meglio prendersela con la povera gente che non dà troppi grattacapi, piuttosto che confrontarsi con la vera violenza, con il vero degrado… e così che si agisce subito e concretamente se non si riesce a fare di meglio!
O FORSE…NO?
03/05/2007 F.D.

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OPERAZIONE SALVIAMO L’ EXODUS
Cari lettori,
dall’ormai sconquassata città di Bologna è una famiglia, un gruppo di amici e ragazzi partiti da lontano e venuti in questa città per cercare un po’ di felicità che vi lancia un grido d’aiuto. Siamo arrivati qui in tanti, abbiamo fatto sacrifici e donato parte di noi stessi per riuscire a dare ed avere qualcosa di più di ciò che i nostri paesi d’origine potessero offrirci. Ed è proprio qui che dopo le iniziali illusioni, i primi sudati sorrisi ci vediamo privati dei nostri spazi, quelli che, chi pagando fior di cambiali, chi investendo il proprio talento e buona volontà, ci siamo guadagnati al semplice scopo di far incontrare chi aveva qualcosa da dire con chi aveva voglia di ascoltare. Ma, cosa più grave, ci sentiamo privati della nostra dignità, trattati come fastidiosi ospiti, capri espiatori a cui addossare delle colpe che ai diretti responsabili potrebbero dare troppo fastidio e, soprattutto, un cattivo nome. L’Exodus è sempre stato un luogo di incontro di culture diverse,una famiglia per chi quella vera ce l’ha troppo lontana, terreno fertile per amicizie, amori, collaborazioni artistiche, solidarietà o una semplice bevuta in compagnia e forse per questo facile bersaglio di chi vuole addossare i problemi del degrado agli ultimi gradini della piramide, senza pensare che se in cima non si fa niente non cambierà mai nulla. Chiunque legga il curriculum vitae dell’Exodus si renderà conto che è proprio qui che sono stati dati spazi gratuti ad artisti di vario genere come pittori, scultori, fotografi, musicisti, poeti; organizzate feste in piazza per il primo maggio e giochi della gioventù, dato rilievo alla cultura (gastronomica e non) di tutte le regioni d’Italia, dato lavoro a molte persone, offerto aiuto a chi ne avesse bisogno, offerto calore e familiarità anche a chi non avesse chiesto nulla ma soprattutto in quest’ultimo periodo il bar Exodus era diventato promotore di un’importante iniziativa a sostegno di un orfanotrofio nella città di Tuzla, in Bosnia, terra di rifugiati scampati dalla guerra. L’aiuto che il bar Exodus, attraverso Wilmo e la sua attività di aiuto in loco di cui anche le Nazioni Unite ne hanno riconosciuto la validità e l’importanza, voleva dare era sia economico (grazie a numerose serate di beneficenza e un corso di yoga organizzato dal bar stesso con la maestra Silvia Gregori i cui proventi venivano destinati interamente alla missione) sia umano: infatti molti ragazzi che inizialmente frequentavano il bar solo per chiaccherare con gli amici si ritrovano oggi con i bagagli pronti per partire e andare ad aiutare bambini e adulti meno fortunati di loro. Queste e tante altre sono le vie d’uscita che il bar Exodus ha tentato di dare ad una consistente fetta di popolazione di una città che, in fondo, non ha molto a che fare con le vere origini di chi questo movimento culturale bolognese lo smuove da anni, ma evidentemente questa buona volontà non è stata ben recepita da una città che a inizio mese chiama al telefono per reclamare l’affitto, non è stata nemmeno ben recepita da un’università che ogni anno sforna (dietro lauto pagamento di tasse) centinaia di laureati in discipline artistiche per poi non saper che farsene, anzi, colpevolizzare proprio chi, a questi sfortunati artisti, tenta di dare una seppur flebile voce. Questo è l’amaro destino di chi viene qui da lontano: arrivi, cerchi casa a prezzi esorbitanti, t’iscrivi alla “rinomata” ma non certo gratuita università ma il lavoro per cui ti prepara non te lo può offrire nessuno oppure incontri lo stesso percorso che ha fatto l’Exodus: parti dalla Calabria, compri un bar, fai tanti e tanti debiti con aziende bolognesi e con il comune di Bologna, accogli tutti gli studenti che abitano la città, cerchi di fare qualcosa di buono, fai qualcosa di buono, fai cose che pochi in città fanno per gli altri e poi, la questura arriva e fa chiudere il tuo bar, quello che hai conquistato con tanti sacrifici, perchè, tra centinaia e centinaia di clienti, ce ne sono alcuni che non sono in regola con la legge e quindi pare sia colpa tua, perchè, a quanto abbiamo capito, siamo noi e non le forze dell’ordine a dover controllare se tutti fanno le cose giuste, siamo noi a dover capire le intenzioni di chi entra e siamo noi i responsabili nel caso succeda qualcosa, è chi ha offerto il prorio il prorio lavoro a trovarsi sbattuto nelle pagine dei giornali e additato come un criminale solo perchè, non avendo nessun motivo, non ha impedito ad un gruppo di persone di entrare nel bar, non ha intuito le loro cattive intenzioni ma lui, che ne poteva sapere?
Con questa lettera, oltre ad esprimere la massima solidarietà a Giuseppe Fazio (il proprietario del bar Exodus) e a tutta la sua famiglia da parte mia e di altre centinaia di persone di tutte le età, professioni e estrazioni sociali, volevo soprattutto far sentire la vera voce di chi questo bar l’ha fatto nascere, crescere e l’ha fatto diventare qualcosa di importante per tante persone.
Grazie.
Alice Casarin

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Sono Barone Jacopo, nato a Bologna nel 1984 e cresciutoci fino ad ora.
Sono entrato in contatto con Pino, titolare del bar Exodus, durante il periodo natalizio del 2005.
Inizialmente siamo rimasti in un formale rapporto di coinquilini, finchè non ho cominciato a riconoscere in lui una strabiliante sensibilità e attenzione, che per tutta l’adolescenza ho cercato sia in bande di quartiere (da più piccolo), che in professori, fidanzate e amici.
Pino è stata la prima persona al di fuori del mio disgregato nucleo familiare che mi ha reso non più solo.
E’ colui che mi ha incoraggiato, data la scarsa autostima, a portare avanti con fervore le mie tendenze artistiche in veste di musicista, mascheraro e burattinaio;mai deriso per la passione per il recupero di oggetti e prodotti di scarto, bensì spronato nell’etica del riciclo.
E’ colui che mi ha sempre fatto riflettere su miei atteggiamenti che avrebbero potuto ferire anche se inconsapevolmente, o ingenuamente, terzi.
E’ colui che davanti alle mie condanne etiche verso istituzioni, potere coercitivo e mass-media, mi ha sempre portato a valutarne innumerevoli pregi.
Il Pino che si cerca di mettere in cattiva luce, è colui con cui ho trascorso innumerevoli albe sul balcone di casa, commuovendomi per l’inenarrabile sensibilità e capacità di comprensione che ha verso chiunque, proprio perchè hai suoi occhi, siamo tutti persone che hanno diversi trascorsi di vita alle spalle, e dunque credo proprio che neanche verso il questore e chi lo sta tanto cercando di rovinare, lasci spazio a condanne. Piuttosto sono convinto che come sempre l’ho visto fare, stia cercando di trovare una sorta di riequilibrio in questa nuova destabilizzante situazione.
Per non cadere in malintesi, vorrei precisare tale tendenza alla comprensività, non si traduce nell’ospitare consapevolmente malavitosi, o soggetti che possano arrecare pericolo alla società.
Pino è lo stesso che con l’aiuto di suo fratello, per quanto riguarda l’aspetto organizzativo, e assieme alla sorella, per quanto riguarda il campo culinario e la sua gestione, tenta il più possibile di dare spazio nel suo locale, a musicisti di vario genere e di varia fama, da ragazzi che cercano di inserirsi nel mondo musicale, a quelli già affermati.
Si fa in quattro per rifocillarli, e dargli una ricompensa economica, a discapito talvolta del suo guadagno.
Il soggetto in questione ha ospitato innumerevoli mostre, iniziative culturali e di volontariato, tra cui spicca negli ultimi mesi: “Sognando Tuzla”.
“Sognando Tuzla” è un progetto avviato circa tredici anni fa da una figura storica della Bologna interventista concreta e autonoma, Vilmo.
Vilmo ogni mese dallo scoppio del conflitto che vide coinvolti civili bosniaci, si reca con altri collaboratori nella zona di Tuzla, portando aiuti umanitari come indumenti, soldi e tanta forza d’animo, i principali utenti, sono bambini orfani.
Ciò che Vilmo vi risponde se gli chiedete cosa ne pensa del conflitto, è dettato dal suo semplice senso di umanità : “niente vinti, niente vincitori, solo persone che e necessitano di non essere dimenticate, bambini che cercano i loro genitori nelle carezze di chi è disposto a donargliele.”.
Questo semplice senso di umanità, di cui Pino si rifocilla, è ciò che lo lega a Vilmo, ed al suo progetto.
Le continue riunioni per decidere partenze, organizzazione di attività di finanziamento per il progetto, si sono tenute nella medesima saletta del bar dove a quanto pare si è verificato il litigio che lo porta ad essere incriminato, è la stessa saletta in cui grazie alla spinta di Pino, hanno avuto luogo cene vegetariane, con proiezione di documentari video e audio, con relativi concerti, per ricavare su offerta libera, dei soldi da portare direttamente nelle mani dei destinatari, senza passaggi intermedi.
Se Silvia, eccellente maestra di Yoga, tiene bisettimanalmente corsi nella saletta del Bar, per la modica cifra di 3 euro, interamente destinati al progetto “Sognando Tuzla”, è grazie all’esistenza dell’Exodus e di Pino.
Stasera 02/06/2007 alle ore 22.00, io e altri 8 ragazzi, stretti amici di Pino e aderenti al suddetto progetto, partiremo in furgone per l’ennesimo viaggio per Tuzla, viaggio in cui Pino ci avrebbe dovuto accompagnare, ma ovviamente, per rendersi disponibile alle forze dell’ordine in qualsiasi momento, ha dovuto rinunciare. Stasera partiremo anche con i soldi che Silvia ha duramente raccolto con le lezioni di Yoga, e se mancano i soldi della lezione che si sarebbe dovuta tenere giovedì, se mancano i soldi che avremmo dovuto raccogliere ieri con la cena di finanziamento in programma, è perchè il bar Exodus è stato chiuso. Ogni centesimo che non potrà pervenirci da tali attività, sarà causato dalla chiusura del bar; ogni giorno che trascorrerà essendo il bar chiuso, ed essendo il nostro punto di riferimento, Pino, posto sotto pressione per le accuse mossegli contro, sarà un grossa perdita per un polmone culturale come l’Exodus, che vede tagliate le sue radici.

Si parla della mia seconda casa e di quella di tanti altri come un covo di pregiudicati, clandestini e “punk a bestia”; vi assicuro che in questi miei, quasi ventitrè anni di vita, trascorsi anche a Firenze, Catania, Siracusa, New York, New Jersey, Senegal, e altri luoghi, avendo visto e frequentato innumerevoli bar, ristoranti e locali, con utenza molto diversa l’una dall’altra, di ogni estrazione sociale, malavitosi ne ho sempre incontrati, essendo tutti questi luoghi “PUBBLICI”.
Colpa non può essere fatta hai gestori perchè servono caffè, cibo e alcolici a cittadini che non dichiarano all’ingresso la loro fedina penale, o l’intenzione di spararsi sul lato opposto della strada, così come non può essere fatta colpa al gestore che preso dal lavoro, non si rende conto che in un attimo, in un' ala del locale si verifica una colluttazione.
Vorrei ancora porre in rilievo una faccia del bar Exodus, che continua ad essere omessa dagli articoli di presentazione che in questi anni hanno avuto spazio su tutte le testate giornalistiche.
Mi riferisco al ruolo fondamentale che il bar Exodus ed i suoi gestori svolgono nelle interconnessioni di mondi che apparentemente paiono essere molto lontani.
Se un operaio in pausa pranzo ha la fortuna di ricevere una lezione di storia dal professore in pensione Moreno, è perchè si trova ad essere in un luogo dove ciò è possibile, così come io, giovane artigiano, appassionato di antropologia, mi trovo a discorrere di massimi sistemi con un vigilante.
E se un avvocato si entusiasma a narrare vicissitudini della sua vita, ad un giovane come me ed a un professore di scuola elementare, seguiti poi da Max, chitarrista Metal, Daniel, studente di Scienze Politiche, Jhon, venditore di fiori, Alì delle alimentari a fianco, Luisa dipendente pubblica e Jerome, regista francese, Marian, acrobata aerea brasiliana, Peppe, consegna pizze calabrese, è perchè si trova in un luogo dove la dimensione umana è di casa, dove l’interscambio culturale e quindi territoriale e generazionale trova terreno fertile.
Per concludere, come ho anticipato, è circa un anno e mezzo che frequento Pino e il suo bar “centro culturale”, chi, con più anzianità di me, approfondirà ciò che io posso solo accennare; mi riferisco alla valenza di nucleo di interconnessione artistica che è l’Exodus, ed al ruolo centrale che i fratelli hanno nel porre in relazione soggetti.
Hanno visto luce diverse nascite di gruppi musicali quali i Gramigna, Urban Jungla e altri predecessori, sono nate collaborazioni tra mascherari e attori, acrobate e percussionisti, un ricercatore di etnomusicologia ed un suonatore di dijeridoo, un africanista e due percussionisti di stampo musicale di Africa sub-shariana, un musicista di musica elettronica ed un documentarista esperto in islamistica, una maestra di Yoga e due bassisti.....

In virtù di tutto ciò chiedo la riapertura immediata del bar Exodus e l’assoluzione di Pino,
ed esorto tutti gli utenti del bar e conoscenti di Pino alla riconoscenza dovutagli.

Jacopo Barone

Bologna, lì 02/06/2007

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