giovedì 31 maggio 2007

GRAZIE RAGAZZI!!!

mercoledì 30 maggio 2007


martedì 29 maggio 2007


venerdì 18 maggio 2007


giovedì 17 maggio 2007

Gruppo Regionale Emilia – Romagna


FERITE INVISIBILI

UN PERCORSO DI ARTE TERAPIA
CON PROFUGHI ADOLESCENTI
IN BOSNIA- HERZEGOVINA



LUNEDI’ 18 GIUGNO 2007 ALLE ORE 20.30
presso Art Therapy Italiana
Via Barberia 13, Bologna


Il racconto di un’esperienza con un gruppo di ragazzi profughi di Tuzla, attuata in collaborazione con l'associazione bosniaca Tuzlanska Amica

Conduce Anna Cristina Scaramella Arte Terapeuta


L’esperienza di arte terapia, della quale verranno presentate alcune immagini, è stata condotta dalle arti terapeute Anna Cristina Scaramella e Samulela Stacciali nel luglio del 2006. La collaborazione con l’associazione locale bosniaca è in forma di volontariato ed è attualmente ancora in corso. Sarà dunque un’occasione per condividere pensieri e riflessioni sul lavoro passato e i futuri progetti in Bosnia, e per sostenere con le vostre donazioni il prossimo intervento che inizierà nel settembre 2007.


L’incontro è gratuito e aperto a tutti, soci e non soci ATI

martedì 15 maggio 2007

EXODUS BAR in collaborazione con

SARDINNA MEA presentano

" SA DIE DE SA SARDIGNA "

Canti e buffet tipici della Sardegna

Giovedì 17 Maggio dalle 18

lunedì 14 maggio 2007

LIBERI
Un soffio di luce non sarà mai
un sogno sbiadito dal nulla.
Siamo liberi forse
di essere ciò che siamo.

Vilmo

domenica 6 maggio 2007




SREBRENICA

Srebrenica (che significa “miniera d’argento”) è una cittadina di ex-villeggiatura situata nella parte orientale della Bosnia Erzegovina, quella parte ora appartenente all’entità della Repubblica Serba; è immersa in quella valle a imbuto segnata dallo scorrere della Driina, il grande fiume che naturalmente sta tra Serbi e Bosniaci. Nota località turistica per le sue terme, l’11 luglio 1995 la cittadina ha avuto tristemente modo di aumentare la sua notorietà, essendo stata sede del più grande e atroce massacro in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale. Si trattò di un vero e proprio genocidio, ad opera delle truppe serbo-bosniache guidate dal generale Ratko Mladic. Secondo le fonti ufficiali le vittime furono 7.800, mentre secondo le associazioni per gli scomparsi e le famiglie furono oltre 10.000. Il tribunale penale per l’ex-Jugoslavia (ICTY) delle Nazioni Unite ha accusato Mladic ed altri ufficiali di diversi crimini di guerra, tra cui il genocidio, la persecuzione e la deportazione: gran parte di loro è tuttora latitante e impunita (6 su 19 processati sono stati effettivamente condannati).
Ripercorriamo brevemente le vicende nell’enclave:
*6 maggio 1993 – il consiglio di sicurezza dell’ONU istituisce Srebrenica come zona protetta, per la quale gli aiuti umanitari e la difesa devono essere garantiti, anche con l’uso della forza, dai caschi blu. In seguito a questo, la popolazione dev’essere smilitarizzata.
*9 luglio 1995 – la zona protetta e il territorio circostante vengono attaccati dall’esercito serbo. Le 3 compagnie olandesi dell’ONU (600 caschi blu) non intervengono: le motivazioni ufficiali sono che non fossero sufficientemente armati per fronteggiare le forze di Mladic, e che le vie di comunicazione tra Srebrenica, Sarajevo e Zagabria non fossero ottimali, causando ritardi e intoppi nelle decisioni. Gli F-16 girano in aria per ore senza intervenire, mentre pare invece che un gruppo di aerei americani si sia perso per strada.
*11 luglio 1995 – la popolazione, smilitarizzata, viene colta alla sprovvista e non ha modo di difendersi; l’enclave cade e “l’attacco aereo” viene cancellato, perché si dice che i militari serbi minaccino di massacrare i caschi blu; per poter “tenere sotto controllo” la situazione, questi ultimi decidono di collaborare alla separazione tra maschi (dai 14 ai 65 anni) e donne, bambini e anziani. I maschi vengono radunati tutti in una grande fabbrica, massacrati e uccisi. L’intento è quello di cancellare la “razza musulmana” dal territorio: uccidendo uomini e ragazzi, le donne non avrebbero più potuto procreare altri uomini di “quella razza”.
*4 dicembre 2006 – il Ministro degli Esteri olandese decora con 500 medaglie il battaglione di pace che aveva il compito di proteggere Srebrenica.
*2 marzo 2007 – il Tribunale penale dell’Aja assolve la Serbia dalle responsabilità di genocidio per Srebrenica, dispone l’arresto dell’ex-leader politico serbo bosniaco Radovan Karadzic e del suo capo militare Radko Mladic. L’assoluzione solleva la Serbia dall’obbligo di pagare l’indennizzo di guerra alla Bosnia.
Durante l’attacco, 16.000 persone sono partite da Srebrenica camminando in fila indiana (a causa delle mine), verso Tuzla, percorrendo più di 100 Km; intercettati più o meno a metà strada, solo tra i 4.000 e i 6.000 sono riusciti ad arrivare. Molti di loro risiedono tuttora nel campo profughi di Mihatovic, in attesa di poter rientrare a casa.
Dei circa 10.000 morti a Srebrenica sono stati esumati solo 5.000 corpi, di cui 2.000 identificati. Nel memoriale le tombe sono disposte lungo infinite file, e accanto a molte di esse è riservato lo spazio per i parenti (figli, padri, fratelli..) sicuramente dispersi ma non ancora trovati. “Qualcuno” tuttora non vuole dichiarare dove si trovano le fosse comuni.
Ora nella zona di Srebrenica la popolazione è costituita per il 60% da Serbi e per il 40% da Bosniaci musulmani; prima di questa storia, i Bosniaci musulmani erano il 90% degli abitanti.
SUCESKA

Sucéska non è una città, né un paese, forse un villaggio.. diciamo che è il nome che comprende un certo numero di case sparse in una zona dei Balcani, alcune delle quali sono raggruppate in un minuscolo “centro”, vicino alla scuola.
Per raggiungerla, da Srebrenica si iniziano a percorrere circa 14 Km di strada sterrata e stretta, in salita. 14 Km in un tempo lunghissimo, sempre attenti, un po’ per le enormi buche piene d’acqua anche quando è asciutto, un po’ per i grossi tronchi accatastati quasi sulla strada, un po’ sperando di non incontrare nessuno che marci in senso opposto (anche se è molto difficile, quasi tutti gli abitanti si spostano a piedi).
Il paesaggio è d’incanto, specialmente al tramonto, anche se non si ha il tempo per goderselo serenamente; ogni tanto, dal fitto degli alberi, sbuca una casa scoperchiata, devastata dai bombardamenti e vuota.
In Italia, Vilmo ha raccolto un po’ di soldi per comprare materiale didattico da portare alla scuola; a Tuzla abbiamo acquistato il più possibile, poi siamo andati lassù a consegnarlo.
Dopo la guerra, la scuola di Sucéska, distrutta, ha ricevuto finanziamenti dagli Americani, che sono bastati a ricostruire nemmeno la metà dell’edificio, dopodiché li han “mollati lì”. L’intero primo piano e parte del pian terreno al posto delle finestre hanno assi di legno, e come pavimento sassi, terra e calcinacci. Di tutte le aule, solo due sono arredate; il riscaldamento non esiste più, alcune aule sono dotate di una micro-stufa a legna che a fatica riesce a scaldare un decimo dell’ambiente. La palestra non esiste, ma per fortuna ora hanno messo la recinzione al campetto da calcio esterno, inutilizzabile prima perché a strapiombo sulla montagna. Durante la nostra visita, il campo ha visto al suo interno ben due sfide Bosnia-Italia, con i ragazzi e bambini di Sucéska (tralasciamo i risultati delle partite..).
Pian piano nella scuola si aggiunge sempre qualcosa, grazie soprattutto a gruppi di ragazzi volontari; quando siamo saliti, alla scuola abbiamo trovato i ragazzi di Torino intenti a costruire un tavolone con l’aiuto di due ragazzi del posto.
La scuola di Sucéska è frequentata da alunni dai 6 ai 15 anni, e il maestro (un ragazzo trentenne i cui occhi dicono tutto) ci ha spiegato che nella zona sono 4 le scuole più o meno in quella situazione.
Per ora a Sucéska si sta cercando di sistemare il più possibile, e c’è il progetto di creare nella scuola un mini-ostello che gestiscano poi i ragazzi del posto.
Se tra qualche anno vi venisse voglia di immergervi nel pieno dei Balcani, quelli più scomodi e silenziosi, ma alla vista incantevoli, sapete qual è il primo posto dove cercare alloggio.

mercoledì 2 maggio 2007

1 MAGGIO 2007
Parco 11 Settembre
Bologna
Le foto di una fantastica giornata di aggregazione all' insegna della pace, della comunicazione, della condivisione, della musica, dell' allegria e della parola potete vederle su
Grazie a Paola Nigro che ha immortalato con i suoi scatti alcuni di quei momenti, ai ragazzi del Bar Exodus per l'organizzazione ed a tutti coloro che hanno partecipato, aiutato e lavorato per la realizzazione della festa dei Lavoratori!