domenica 6 maggio 2007




SREBRENICA

Srebrenica (che significa “miniera d’argento”) è una cittadina di ex-villeggiatura situata nella parte orientale della Bosnia Erzegovina, quella parte ora appartenente all’entità della Repubblica Serba; è immersa in quella valle a imbuto segnata dallo scorrere della Driina, il grande fiume che naturalmente sta tra Serbi e Bosniaci. Nota località turistica per le sue terme, l’11 luglio 1995 la cittadina ha avuto tristemente modo di aumentare la sua notorietà, essendo stata sede del più grande e atroce massacro in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale. Si trattò di un vero e proprio genocidio, ad opera delle truppe serbo-bosniache guidate dal generale Ratko Mladic. Secondo le fonti ufficiali le vittime furono 7.800, mentre secondo le associazioni per gli scomparsi e le famiglie furono oltre 10.000. Il tribunale penale per l’ex-Jugoslavia (ICTY) delle Nazioni Unite ha accusato Mladic ed altri ufficiali di diversi crimini di guerra, tra cui il genocidio, la persecuzione e la deportazione: gran parte di loro è tuttora latitante e impunita (6 su 19 processati sono stati effettivamente condannati).
Ripercorriamo brevemente le vicende nell’enclave:
*6 maggio 1993 – il consiglio di sicurezza dell’ONU istituisce Srebrenica come zona protetta, per la quale gli aiuti umanitari e la difesa devono essere garantiti, anche con l’uso della forza, dai caschi blu. In seguito a questo, la popolazione dev’essere smilitarizzata.
*9 luglio 1995 – la zona protetta e il territorio circostante vengono attaccati dall’esercito serbo. Le 3 compagnie olandesi dell’ONU (600 caschi blu) non intervengono: le motivazioni ufficiali sono che non fossero sufficientemente armati per fronteggiare le forze di Mladic, e che le vie di comunicazione tra Srebrenica, Sarajevo e Zagabria non fossero ottimali, causando ritardi e intoppi nelle decisioni. Gli F-16 girano in aria per ore senza intervenire, mentre pare invece che un gruppo di aerei americani si sia perso per strada.
*11 luglio 1995 – la popolazione, smilitarizzata, viene colta alla sprovvista e non ha modo di difendersi; l’enclave cade e “l’attacco aereo” viene cancellato, perché si dice che i militari serbi minaccino di massacrare i caschi blu; per poter “tenere sotto controllo” la situazione, questi ultimi decidono di collaborare alla separazione tra maschi (dai 14 ai 65 anni) e donne, bambini e anziani. I maschi vengono radunati tutti in una grande fabbrica, massacrati e uccisi. L’intento è quello di cancellare la “razza musulmana” dal territorio: uccidendo uomini e ragazzi, le donne non avrebbero più potuto procreare altri uomini di “quella razza”.
*4 dicembre 2006 – il Ministro degli Esteri olandese decora con 500 medaglie il battaglione di pace che aveva il compito di proteggere Srebrenica.
*2 marzo 2007 – il Tribunale penale dell’Aja assolve la Serbia dalle responsabilità di genocidio per Srebrenica, dispone l’arresto dell’ex-leader politico serbo bosniaco Radovan Karadzic e del suo capo militare Radko Mladic. L’assoluzione solleva la Serbia dall’obbligo di pagare l’indennizzo di guerra alla Bosnia.
Durante l’attacco, 16.000 persone sono partite da Srebrenica camminando in fila indiana (a causa delle mine), verso Tuzla, percorrendo più di 100 Km; intercettati più o meno a metà strada, solo tra i 4.000 e i 6.000 sono riusciti ad arrivare. Molti di loro risiedono tuttora nel campo profughi di Mihatovic, in attesa di poter rientrare a casa.
Dei circa 10.000 morti a Srebrenica sono stati esumati solo 5.000 corpi, di cui 2.000 identificati. Nel memoriale le tombe sono disposte lungo infinite file, e accanto a molte di esse è riservato lo spazio per i parenti (figli, padri, fratelli..) sicuramente dispersi ma non ancora trovati. “Qualcuno” tuttora non vuole dichiarare dove si trovano le fosse comuni.
Ora nella zona di Srebrenica la popolazione è costituita per il 60% da Serbi e per il 40% da Bosniaci musulmani; prima di questa storia, i Bosniaci musulmani erano il 90% degli abitanti.

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